Ricotta affumicata della Val Leogra PAT Veneto

Nelle malghe delle montagne venete esiste da sempre l’usanza di appendere sul camino la ricotta in modo da farla affumicare lentamente e permetterle di assumere i profumi delle specie legnose bruciate di faggio, rovere e conifere. Dall’Agordino all’Altopiano del Cansiglio, al Grappa, le diverse tecniche di affumicatura, con essenze di ginepro o con fieno ed erbe aromatiche e l’odore penetrante di fumo misto a quello del latte, riportano al profumo intenso dei boschi e dei pascoli. La tecnica di affumicatura inoltre era utilizzata per permettere una maggiore conservabilità del prodotto, che in tal modo poteva essere consumato anche a distanza di alcuni mesi dal momento della produzione. Nella zona della Val Leogra la ricotta viene tradizionalmente affumicata usando bacche di ginepro, che conferiscono al prodotto un sapore inconfondibile.

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Ricotta affumicata PAT Veneto

Nelle malghe delle montagne venete esiste da sempre l’usanza di appendere sul camino la ricotta in modo da farla affumicare lentamente e permetterle di assumere i profumi delle specie legnose bruciate di faggio, rovere e conifere. La tecnica di affumicatura era utilizzata per permettere una maggiore conservabilità del prodotto, che in tal modo poteva essere consumato anche a distanza di alcuni mesi dal momento della produzione. Testimonianze della sua “tradizionalità” sono reperibili in alcuni testi fra i quali: “Civiltà agricola agordina” di Rossi Giovanni Battista, Appunti etnografico – linguistici, Nuovi sentieri Editore, Belluno 1982 e il Dizionario dei dialetti ladini e ladino-veneti dell’Agordino, Istituto Bellunese di ricerche sociali e culturali – serie dizionari n. 5 – G. B. Rossi, 1992.

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Mieli dell’altopiano di Asiago PAT Veneto

L’apicoltura è un’attività ancora molto diffusa nel Veneto, una tra le regioni italiane maggiori produttrici di miele. Nell’Altopiano di Asiago, dove sono presenti numerosissime specie floreali, questa attività è presente da secoli nel sistema economico locale. Uno dei primi documenti ufficiali è un riconoscimento rilasciato all’apicoltura Guoli Giacomo in seguito alla partecipazione ad una mostra di prodotti locali svoltasi ad Asiago, recante la data 14 agosto 1927.

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Miele di Barena PAT Veneto

Il “miele di barena” è tipico dei Comuni della gronda lagunare dove sono presenti le barene, cioè le terre emerse a ridosso e all’interno della laguna, che confinano con l’acqua salmastra. Il genere di fiore da cui deriva il miele è Limonium specie vulgare, chiamato in gergo “fiorella di barena”, che fiorisce tra fine giugno-primi di luglio e la metà di settembre. Il continuo degrado delle barene, dovuto sia al moto ondoso che agli scarsi interventi di salvaguardia e manutenzione, rende sempre più rare le zone in cui le caratteristiche piante di Limonium si sviluppano, limitando dunque la possibilità di produrre questo particolare miele.

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Miele della montagna veronese PAT Veneto

Il miele è stato il primo dolcificante naturale per l’uomo, presente in tutte le civiltà. Durante l’ottocento nell’area montana veronese la produzione di miele trovava collocazione nell’autoconsumo familiare. L’apicoltura veronese è strettamente connessa con la vocazione frutticola dell’area, con il certosino lavoro di impollinazione da parte delle api e all’incremento produttivo della cerasicoltura. Nel 1964 il dr. G. Bargioni affermava durante il 1° Convegno Nazionale del Ciliegio “L’apicoltura sta diventando più utile al frutticoltore che non al produttore di miele…. A nulla varrebbe l’adozione di adatti impollinatori se venisse a mancare, o fosse comunque scarsa, la presenza d’insetti pronubi…”.

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Miele della collina e pianura veronese PAT Veneto

L’apicoltura nel veronese ha origini relativamente recenti, ma ha avuto un notevole sviluppo nell’ultimo secolo, tanto da porre Verona ai primi posti nelle graduatorie nazionali per quantità annua di miele prodotto. Nel 1930 si tenne a Verona una conferenza su “Apicoltura e Agricoltura”, durante la quale il relatore prof. E. Perucci riportava questi dati: “Misi in evidenza che nel veronese, così ricco di frutteti, richiedeva una maggiore diffusione degli alveari apistici, limitati in quell’epoca (1930) a circa 5000 alveari…”. A dimostrazione dell’interesse che andava via via assumendo l’apicoltura, nel 1947 il prof. Ghigi scriveva: “gli apicoltori non si stanchino di proclamare che il prodotto del miele e della cera, che le api forniscono loro, è poca cosa di fronte al dono della frutta e delle sementi da prato che le api forniscono agli agricoltori”. Nel 1988 Severino Fraccaroli e Mario Bettini scrivevano: “L’apicoltura interagisce come fattore economico sulle produzioni animali e vegetali veronesi… L’apicoltura è esercitata da agricoltori, spesso frutticoltori, da amatori… dotati di parecchie centinaia di arnie”.

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Miele del Montello PAT Veneto

L’uomo ha iniziato ad adoperare il miele già dalla preistoria, intuendone l’alto valore alimentare e le sue proprietà. In Italia l’apicoltura è ben radicata e si stimano in novantacinquemila gli apicoltori attivi. Nel Veneto essi sono circa cinquemila, collocando la regione nelle prime posizioni nazionali. Durante l’Ottocento la produzione di miele era, principalmente, una componente dell’attività familiare, anche se esistevano limitate produzioni per l’artigianato dolciario. Solo dopo la Seconda guerra mondiale l’apicoltura sul Montello s’avvia a diventare una vera e propria attività produttiva e commerciale, indirizzata inizialmente per l’impollinazione dei fruttiferi e successivamente per la produzione di miele di varie qualità, tra cui quelle di castagno, robinia e di millefiori nel periodo primaverile ed estivo, oltre che da melata.

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Miele del grappa PAT Veneto

Nella zona del Grappa, ricca di specie floreali, la produzione di miele ha avuto un notevole sviluppo e, soprattutto nell’ultimo secolo, ha assunto dimensioni notevoli e produzioni di qualità elevate, apprezzate per le particolari caratteristiche organolettiche che il prodotto riesce a manifestare. Storicamente, questo è un territorio ideale per l’apicoltura, soprattutto perché è possibile valorizzare il così detto “nomadismo interno”, intendendo con ciò la possibilità di spostare gli alveari da 200 metri sul livello del mare, fino ai 1780 m del Monte Grappa. Tutto questo favorisce maggiore forza e sviluppo delle colonie d’api ed una qualità e quantità indiscussa di produzione.

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Miele del delta del Po PAT Veneto

Il “miele del delta del Po” è stato prodotto nella zona sin dai tempi dell’antica Roma. Esistono fonti storiche che ne attestano la produzione nel territorio fin dall’epoca di Plinio il Vecchio. Questi infatti scrive: “gli apicoltori si muovevano per mesi lungo il corso del Po per sfruttare gli ambienti delle sponde del fiume lussureggianti di piante, fiori e radure.” Sembra che il toponimo Melara, comune dell’alto Polesine, derivi da “Mellaria a melle colendo”, una frase di Plinio il Giovane che significa: luogo dove si raccoglie il miele.

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Trota iridea della valle del Chiampo PAT

Nella valle del Chiampo, in provincia di Vicenza, vengono allevate le trote della specie iridea, che rispetto alle altre razze è di più facile allevamento e minor costo di produzione. Questo allevamento viene attuato sin dagli anni ‘60 del secolo scorso, dopo che nella vicina valle dell’Astico si era avviato con successo l’allevamento delle trote Fario.

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