Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna
trifula
ll tartufo nero di Fragno è una varietà di tuber uncinatum, di raccolta autunnale. L’habitat nel quale cresce e si sviluppa il tartufo nero di Fragno è rappresentato da terreni morbidi, privi di ristagni d’acqua perché posti prevalentemente in pendenza, generalmente esposti a Nord, che si trovano ai margini o all’interno di boschi misti di latifoglie e compresi in una fascia altitudinale che va dai 500 ai 1000 m s.l.m. Non tutte le essenze del bosco sono però adatte alla fruttificazione del tartufo; generalmente lo si può trovare ad una profondità compresa fra i 5 e i 20 cm fra le radici delle roverelle, dei carpini neri, dei cerri, dei faggi, dei noccioli e delle conifere.
La ricerca del tubero avviene attraverso l’ausilio di un cane appositamente addestrato, mentre per la raccolta si utilizzano piccole vanghe o palette con lama di lunghezza inferiore ai 6 cm. L’intera attività è regolamentata da norme locali che, fra le varie prescrizioni, fissano un quantitativo massimo giornaliero di prodotto prelevabile pari ad un chilogrammo.
Tradizionalità
Raccolto da tempo immemore dai “tartufini” della zona (così si chiamano i “cavatori” nel Parmense), su terreni che furono possesso anche della potente famiglia Fieschi di Genova, è stato riconosciuto come specie distinta dal Tubero di raccolta estiva nel 1991, con la Legge Nazionale n.162. Il tartufo nero di Fragno prende nome dall’omonima frazione del comune di Calestano che, posta in prossimità dello spartiacque fra le valli del torrente Parma e del torrente Baganza, si trova al centro del territorio vocato alla raccolta del prezioso tubero.
Territorio di produzione
Fragno, frazione del comune di Calestano, Parma.