Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO
Le Tisichelle sono ciambelle di colore giallognolo, così chiamate perché, dopo la cottura, presentano una superficie lucida e giallognola che fa chiaro riferimento al colore della pelle dei soggetti affetti da tisi, malattia molto diffusa nel XIX secolo. Si tratta di un “dolce dei poveri” preparato per accompagnare, a fine pasto, un buon bicchiere di vino (si inzuppavano nel vino per ammorbidirle) o da gustare, come spuntino, in occasione di merende in cantina, insieme a salumi e pesci marinati. È un “dolce” che accompagnava gli spostamenti nel corso delle fiere, grazie ai lunghi periodi di conservazione consentiti dalla sua preparazione.
METODO DI PRODUZIONE
Gli ingredienti sono: farina, acqua, sale e lievito (o pasta di pane lievitata). Si ricava un impasto a cui si aggiunge olio extravergine di oliva, vino bianco e semi di anice (o di finocchio), precedentemente bagnati nel vino. A volte si aggiunge anche pepe macinato. Si riduce il tutto in cilindri di pasta, della grandezza di un mignolo da cui si formano ciambelle, di grandezza variabile a seconda dei gusti, che, disposte su una teglia unta, si infornano a 200°C per venti minuti. Tradizionalmente, prima di introdurle in forno, come per gli altri tipi di pane “biscotto”, si usava sbollentare per qualche minuto le ciambelle in acqua salata, lasciandole poi asciugare su un canovaccio pulito. Secondo alcuni questa breve sbollentatura dei biscotti, che nei secoli passati si praticava normalmente e dalla quale è poi derivato il nome biscotti (= cotti due volte), serviva ad evitare i processi di deterioramento (da muffe o da altro) e permetteva, così, una lunga conservazione dei prodotti che servivano da scorta di cibo ai lavoratori che si allontanavano da casa per più giorni.
CENNI STORICI
Il termine ante quem per la datazione di questa ricetta è, senza dubbio, l’inizio e la metà del ‘900. È in questo periodo, infatti, che lo zucchero, prima considerato prodotto di lusso, diviene un bene accessibile a molti, grazie alla difusione, in territorio italiano di zuccherifici. È da notare che il primo zuccherificio italiano nasce proprio nel Lazio, nel 1887, pertanto, le Tisichelle, “dolce non dolce”, dovevano far parte della tradizione viterbese precedente alla difusione di questo dolcificante anche tra le classi meno abbienti, quindi prima della metà del ‘900.
Territorio di produzione
Provincia di Viterbo