Tortelli di ricotta alla piacentina PAT Emilia Romagna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’Emilia Romagna

turtei cu la cua, turtei

Si tratta di una pasta fresca ripiena dalla particolare forma con la “coda”: infatti la pasta che avvolge il ripieno è annodata alle due estremità in modo da ricordare la coda di un pesce o di una caramella Preparata la pasta sfoglia sottile, la si taglia per ottenere dei rombi di circa 8 centimetri di lato. Su ognuno viene depositata una “nocciola” di ripieno per poi richiuderlo lungo la diagonale, in modo da poterlo ripiegare a forma di triangolo e potendo, così, intrecciare i lembi. E’ indispensabile avere cura di girare la pasta negli angoli, appunto della diagonale, accartocciandoli a farfalla, come una caramella. Il ripieno è costituito da spinaci o biete lessati, ricotta, formaggio grana, uova, noce moscata e sale.

Tradizionalità

E’ considerato un tipico piatto magro piacentino dalla forma unica e caratteristica, adatto, come indica Mario Morini in “Piacenza città che piace”, “… in ispecie per chi ha stomaco debole, in causa della facile assimilabilità degli ingredienti…”

Altra involontaria testimonianza la offre il Cardinale Giulio Alberoni che, in una “Lettera” all’amico Conte Rocca, evidenzia il carattere di piatto magro dei tortelli. Infatti scrive: “fo’ fare la lepre alla piacentina, gli anolini, e pasta nel brodo e tortelli il venerdì…” Il venerdì, per la tradizione religiosa cattolica, era giorno di astensione dalla carne

Territorio di produzione

Provincia di Piacenza

Fave dei morti PAT Emilia Romagna

Un tempo, forse retaggio di un’offerta rituale, erano una consuetudine ai primi di novembre, e si preparavano con molta pazienza per offrirle ai parenti che, nella ricorrenza dei morti, facevano visita a casa. Questi dolci di pasta di mandorle sono evocativi del frutto, le fave per l’appunto, che erano considerate come nutrimento dei “lemuresì” ovvero le anime dei morti, nella festività…
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Miseria PAT Emilia Romagna

Secondo la tradizione, il nome del pane sarebbe legato alla distribuzione giornaliera ai poveri della zona, un pane di elemosina, quindi, di misericordia. Tale somministrazione ebbe inizio a partire dal XV secolo ad opera della famiglia Pallavicino presso la Villa omonima (oggi sede del Museo Nazionale Giuseppe Verdi), ed era accompagnata dai rintocchi della campana…
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