In merito alla destinazione d’uso delle risorse idriche a livello nazionale, il settore agricolo utilizza il 60% dell’intera richiesta di acqua, il settore energetico e industriale il 25% e gli usi civili il 15%.
Il consumo d’acqua pro-capite vede l’Italia al primo posto in Europa ed al terzo mondo su scala globale dopo Stati Uniti e Canada, tuttavia con valori estremamente variabili sul territorio nazionale che spaziano da 150 a 400 litri al giorno.
Ma il dato preoccupante riguarda le perdite delle reti di distribuzione, che purtroppo fa rilevare un tasso di circa il 40 per cento, sia per l’uso potabile che per quello irriguo.
2.1 Uso civile
Sull’uso potabile in Italia sono disponibili i dati risultanti dal Censimento delle acque per uso civile dall’ISTAT del 2015, che ha raccolto le informazioni fornite dai gestori delle reti di distribuzione.
Il confronto tra i volumi immessi in rete e quelli realmente fatturati presso i contatori delle utenze finali pongono in evidenza una perdita complessiva di circa il 41% della risorsa a livello nazionale, pari a 3,4 miliardi di metri cubi, con dati tuttavia estremamente diversificati geograficamente.
In effetti si rilevano in alcune zone del Paese perdite maggioritarie rispetto all’acqua recapitata a destinazione.
Sebbene le perdite idriche non siano da considerare sotto il profilo di depauperamento complessivo della risorsa, in quanto esse vengono restituite al ciclo idrologico, occorre considerare che il fenomeno può comportare localmente uno sfruttamento eccessivo delle falde acquifere o dei corsi d’acqua, al fine di compensare le risorse perdute nel trasporto, con un effetto di modificazione negativo ed in alcuni casi permanente del contesto naturale.
Inoltre non possono non considerarsi gli investimenti economici che le attività di raccolta in invasi, captazione di acque sorgive o fluviali ed estrazione di acque sotterranee richiedono.
Da questo punto di vista la sottrazione di acque all’utilizzazione finale è da considerarsi una perdita economica rilevante. In Fig.A è mostrata una rappresentazione per regione delle acque potabili immesse in rete e di quelle effettivamente erogate.
2.2 Uso energetico
I dati statistici caratteristici di settore sono resi noti annualmente dalla società Terna, l’operatore che gestisce la trasmissione dell’energia elettrica in Italia.
Nel suo Annuario statistico 2019 è presentato un quadro completo dei dati relativi al 2018.
In Fig.B si sono elaborati i dati per una rappresentazione sintetica del bilancio elettrico nazionale. La produzione totale lorda ammonta a circa 290 mila GWh, i consumi a circa 303 mila GWh e si importa dall’estero energia pari al 14% dei consumi
Dalla stessa fonte si sono elaborati i dati delle Figg.C e D, che illustrano la produzione elettrica lorda per fonte, in termini percentuali e assoluti, da cui si evidenzia una aliquota di produzione idroelettrica del 17,43%, pari a 50,50 GWh.
Nella successiva Fig. E si illustrano, per comparazione con le precedenti, i dati relativi alla potenza efficiente lorda installata, da cui si evince una differenza rispetto alla produzione, con le sole fonti termoelettrica e geotermoelettrica che mostrano una produzione percentuale maggiore rispetto alla potenza percentuale installata.
Per le altre fonti appare particolarmente marcata la differenza in negativo del fotovoltaico, che pur avendo una potenza installata del 17% contribuisce alla produzione totale per il 7,8%, in ragione dell’aleatorietà della fonte e del fermo notturno.
In questo senso occorre ricordare che la richiesta energetica nazionale notturna è evidentemente minore di quella diurna, ma si mantiene pur sempre su valori circa dimezzati e che le serate estive presentano picchi di richiesta che il fotovoltaico non può soddisfare.
In Fig.F la produzione di energia per Regione e per fonte. Si evidenzia che le prime tre Regioni per produzione elettrica sono Lombardia, Piemonte e Puglia, tutte con una produzione maggioritaria da termoelettrico, ma le prime due con una aliquota importante da idroelettrico, la terza con idroelettrico assente e una buona presenza di eolico e fotovoltaico.
La fonte idroelettrica risulta maggioritaria in Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Umbria. Una buona aliquota di idroelettrico è presente anche in Abruzzo e Veneto.
In Fig.G sono rappresentati cartograficamente i dati desunti dal progetto “Infrastrutture elettriche presenti sul territorio italiano” (Atlarete Impianti) del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, da cui sono state estrapolate le informazioni relative alla posizione geografica ed alla potenza dei maggiori impianti di produzione termoelettrici ed idroelettrici.
2.3 Uso agricolo e zootecnico
Dal 6° Censimento Generale dell’Agricoltura del 2010 emerge che l’Italia presenta una superficie irrigata pari a circa 25 mila km quadrati, con un utilizzo delle risorse idriche di circa 11,6 miliardi di metri cubi annui.
Anche nella distribuzione per uso agricolo, pur non essendo disponibili dati
sufficientemente affidabili come per il settore potabile, si stimano perdite idriche rilevanti, dell’ordine del 30-40%.
Si tratta di volumi ingenti, soprattutto in considerazione del fatto che l’uso irriguo costituisce, al pari degli altri Paesi dell’Europa meridionale, l’impiego idrico prevalente.
Sebbene le perdite, come per il settore dell’acqua potabile, vengano restituite al ciclo idrologico, valgono le considerazioni già espresse sul possibile effetto negativo locale di un eccessivo sfruttamento della risorsa, causato dalla necessità di sopperire ad un alto tasso di perdite, nonché sul certo e rilevante danno economico che il fenomeno determina.
Il dato sull’utilizzo per fini irrigui è estremamente diversificato per regione, in ordine ovviamente all’entità della superficie irrigata ma anche in relazione all’impiego idrico per unità di superficie.
Si osserva pertanto un range che si estende dai quasi 6 mila km quadrati irrigati della Lombardia ai circa 70 della Liguria, ma anche una variazione della quantità specifica d’acqua utilizzata che presenta un massimo nella stessa Lombardia di circa 800 mila metri cubi annui per km quadrato ed un minimo in Valle d’Aosta di 70 mila metri cubi.
La media nazionale si attesta sui 466 mila metri cubi per km quadrato (ovvero un’altezza di circa 47 cm, distribuita su un’area pari all’8,3% del territorio nazionale).
Le ragioni della variabilità dell’uso della risorsa sono da ricercare evidentemente nel tipo di coltivazioni prevalenti, nelle condizioni climatiche e nelle tipologie di terreno delle varie realtà geografiche; ma un ruolo determinante è svolto anche dall’impiego di diverse tecniche di irrigazione.
Appare pertanto fondamentale rivolgere l’attenzione verso promettenti studi (vedi ad esempio il progetto dell’Unione Europea http://www.figaro-irrigation.net/outputs/project-results/en/) i quali dimostrano che l’utilizzo di metodologie per l’irrigazione flessibile e di precisione permette di aumentare la resa in termini di prodotto a fronte di un minor consumo idrico, con valori variabili in base alle colture e che possono arrivare ad un prodotto doppio con utilizzo idrico diminuito del 30-40%.
Nel settore della zootecnia, ISTAT 2019 rileva che il volume complessivo di acqua utilizzata per il settore zootecnico non è conosciuto in modo diretto e che pertanto può essere stimato attraverso la conoscenza della consistenza numerica totale del bestiame allevato per tipologia di specie, concludendo che per il 2016 il volume di acqua utilizzata nell’allevamento animale è stato pari a 317,5 milioni di metri cubi.
2.4 Uso industriale
Anche per l’uso industriale non esistono censimenti diretti dei volumi idrici utilizzati e dunque la stima fornita da ISTAT per l’anno 2015 in Utilizzo e qualità della risorsa idrica in Italia (2019) si basa sui dati di consistenza della produzione manifatturiera ed in particolare sulle unità fisiche di prodotto.
La stima così condotta induce a ritenere che l’impiego totale di acqua nel settore industriale per il 2015 sia ammontato a circa 3,8 miliardi di metri cubi.
La rappresentazione specifica per attività manufatturiera è mostrata nel grafico seguente:
Fonte @ISPRA