Le Ville Italiane ed i loro Giardini
Fonte e per maggiori informazioni @ Villa Trissino a Cricoli
Negli anni settanta del 1400 il patrizio veneziano Orso Badoer costruì su un terreno vinto al gioco da un Valmarana una domus magna dominicalis: una grande casa padronale. E’ un edificio originale e innovativo per il suo tempo: i prospetti riprendono la forma del castello medievale turrito, ma non è un castello, la pianta riprende precedenti veneziani, li riordina, li rende speculari, ed equilibrati: è un unicum.
Cricoli, giunse in eredità nel primo Cinquecento a Giangiorgio Trissino, ambasciatore fra i Papi, Venezia, il Sacro Romano Impero, poeta , tragediografo, in stretto contatto con tutti gli ambienti culturali del Rinascimento italiano. Nel 1535 egli volle ammodernare la facciata gotica di Cricoli in forme rinascimentali che ricordano i disegni di Raffaello per Villa Madama a Roma, riportati da Sebastiano Serlio. E’ nel corso di questi lavori che Giangiorgio Trissino intuì le doti di un giovane scalpellino, lo fece crescere, lo portò a Roma a vedere e a disegnare la grande architettura romana antica, gli diede il nome di PALLADIO, lo introdusse a facoltosi committenti.
IL PALLADIO
Il Palladio vide la pianta di Cricoli, ne fu impressionato, la ricopia nel disegno conservato a Londra RIBA XVII/2 perfino nei camini, la ripete poi con poche varianti nei disegni ed opere della sua maturità. La pianta di Cricoli ha inspirato il Palladio. Nel 1543 fu ospite a Cricoli, prima di fare il suo ingresso a Vicenza attraverso un vistoso apparato di archi trionfali eseguiti sotto la direzione del Palladio il Vescovo Niccolò Ridolfi, nipote di Papa Leone X e consanguineo di Papa Clemente VII.
Massime latine e greche ornavano a cura di Giangiorgio gli stipiti delle porte, pitture di Alessandro Maganza e di Girolamo Pisano decoravano le stanze, a cura del nipote Pompeo Trissino. Nella seconda metà del Cinquecento Cricoli era sede dell’ Academia Trissinea, ove sotto la guida di famosi umanisti, veniva educata la migliore gioventù veneta. Ospitò il Cardinale Castagna, legato papale al Concilio di Trento, Nunzio a Venezia, quindi Pontefice con il nome di Urbano VII.
Nel 1750 la facciata posteriore era descritta ancora in foggie gotiche, ma nei primi anni dell’Ottocento, Teodoro Trissino, operando un’ intervento tecnicamente eguale a quello di Giangiorgio del 1535 sulla facciata principale, la modernizzò in un banale prospetto neoclassico
Venuti meno con Napoleone gli equilibri socio economici assicurati da Venezia per secoli, villa Cricoli, non più abitata dai Trissino, subì nell’Ottocento un lungo periodo di abbandono e di degrado. Giangiorgio Trissino V° la vendette ad uno Sforza della Torre nel 1898.
Sforza della Torre
Questi costruì una grande stalla per bovini, una serra, mise in opera una grande cancellata in ferro, ma nella villa cancellò affreschi, decorazioni e scritte, disperse il busto posto dai Trissino nella stanza che ospitò Urbano VII, si scontrò con il direttore dei lavori e con la Commissione conservatrice dei Monumenti. La morte dello Sforza nel dicembre 1913 fermò i lavori, ma il degrado proseguì con la successiva occupazione militare.
Alla fine della grande Guerra, Cricoli era un rudere privo di porte e finestre. Nel 1920, Cricoli venne acquistata all’asta da Francesco Rigo, un dinamico e intelligente agricoltore. Egli era interessato soprattutto alla stalla per 150 bovini da latte con sovrastante ampio fienile, costruita dallo Sforza e particolarmente moderna a quel tempo; era interessato anche ai 30 ettari circostanti di prati stabili, irrigati dalla roggia Trissino.
La villa venne adattata ad abitazione rurale della famiglia Rigo e la stalla per cinquant’anni conferì il latte a kilometro zero, alla vicina Centrale Comunale del latte di Vicenza ma, divenuta obsoleta ed ormai inglobata nello sviluppo urbano della città , venne dismessa negli anni settanta del Novecento.
Palazzo e giardini Estensi VARESE
Villa Lazara Pisani La Barbariga a Stra (VE)
Villa Imperiale di Terralba (GENOVA)
La villa moderna di mondragone, che domina dall’alto della sua privilegiata posizione panoramica il rigoglioso territorio dei Castelli Romani, sorse infatti sulle spoglie di una splendida villa romana del II secolo d.C., associata ai nomi di due consoli romani dell’anno 151 d.C., Condiano e Massimo, esponenti dell’antica gens dei Quintili.