Splendido esempio di architettura Liberty. Fu realizzato dall’architetto Ernesto Basile, il quale decise di dedicarne la costruzione alla moglie Ida, tra il 1899 e il 1902, per volere della potente famiglia Florio. E’ una delle prime opere architettoniche in stile Liberty d’Italia e viene considerato uno dei capolavori dell’Art Nouveau a livello europeo. Vista l’attitudine cosmopolita e di grande viaggiatore di Vincenzo Florio, Basile decise di ricreare, attraverso i vari elementi dell’edificio, tutte le tappe toccate dal ricco borghese: superfici barocche, capriate tipicamente nordiche, torrette cilindriche che rimandano ai castelli francesi etc.
Terminato il periodo florido della famiglia, il villino cadde in disuso fino all’incendio del 1962 che ne danneggiò parte dell’interno. Finalmente, dopo un lungo periodo di restauro, il Villino Florio è fruibile ai visitatori.
Tra il 1893 ed il 1898 i Florio, una delle dinastie imprenditoriali italiane più potenti dell’800, acquistarono nella contrada dell’Olivuzza, una vasta area verde confinante ad est con la loro proprietà, e ad ovest col grande giardino del generale De Boucard, con terre dei Lo Verde e col parco dei Lo Faso duchi di Serradifalco. Qui costruirono il magnifico Villino Florio.
Alla fine del 1899 incaricano Ernesto Basile, ormai architetto di fiducia della Casa, di progettare una “casina” da adibire a residenza di Vincenzo giovane rampollo della prestigiosa famiglia: il capriccio e i larghi mezzi del giovane signore, appena sedicenne, che volle la sua dimora da scapolo e il ritrovo dei suoi amici, permisero la realizzazione di questo capolavoro assoluto di ecletticità.
Quella che era stata primitivamente intesa come la “garçonniere” del giovane Vincenzino, divenne una delle più emblematiche opere dell’architettura Liberty palermitana e frutto del miglior genio del celebre architetto.
Il Villino Florio, sito in Viale Regina Margherita, svetta agile e ardito ancora oggi tra le piante di quel che rimane del grande parco dell’Olivuzza, appena un residuo dell’impianto generale precedente.
Il trionfo delle linee Liberty venne qui celebrato dal Basile in ossequio alla sua cultura formativa, dove il floreale diventa espressione di un linguaggio artistico corrente atto a soddisfare le sue tendenze compositive e le aspettative dei suoi raffinati committenti.
Nella palazzina dell’Olivuzza l’estro del Basile si estrinseca nell’originalità delle linee architettoniche, nelle forme decorative e negli elementi strutturali che, prelevati dal basso medioevo e dal tardo quattrocento siciliano in questa opera sono mescolati al più puro del linguaggio Liberty.
L’esterno dell’elegante costruzione è un fiorire di torrette intriganti, merlature, abbaini, colonne, logge, capitelli, vetrate policrome e mura bugnate che fanno sussultare il nostro cuore non appena si è davanti alla cancellata in ferro battuto che recinge il villino. Dovunque aperture dalle linee mosse che, moltiplicate dal delicato inserirsi di colonnine, animano i prospetti dell’edifico conferendogli dignità architettonica unitamente agli incantevoli inserti in ferro battuto che vanno dai pinnacoli al gazebo sulla terrazza posteriore, dalle magnifiche ringhiere ai parafulmini.
Splendida la torretta circolare con copertura ad ombrello innestata sullo spigolo nord-est che consente l’accesso al terrazzo.
Gli arredi interni, i mobili, le suppellettili, le stoffe parietali (appositamente disegnati dal Basile), le porte, i soffitti lignei, le minuterie metalliche, le decorazioni erano coerenti con gli esterni; magnifico era il grande camino alla parete del salone al pianterreno.
Realizzato con materiali nobili e curato nei minimi dettagli, il villino Florio rappresentò un modello di perfezione dello stile dell’epoca, e fu riprodotto in pubblicazioni straniere fra i migliori esempi dell’Architettura italiana di quel periodo.
La villa vivrà una stagione leggendaria con sfarzosi ricevimenti e sontuose feste ospitando il bel mondo dell’aristocrazia non solo palermitana ma anche internazionale sino al 1911, anno della morte di Annina Alliata di Montereale, giovanissima moglie di Vincenzo Florio, per cadere quasi nell’oblio fino a quando l’intero parco fu lottizzato ed edificato negli anni tra il 1930 e il 1940 .
Negli anni 60 del secolo scorso, il nostro patrimonio Liberty fu oggetto di politiche speculative dissennate che ne causarono l’ampia distruzione.
Nel novembre del 1962 purtroppo un incendio di evidente natura dolosa ha danneggiato la parte muraria del villino e distrutto quasi completamente l’interno dell’edificio; nel rogo rimasero carbonizzati quasi tutti gli splendidi arredi interni, realizzati in gran parte dalla ditte Golia e Ducrot.
Nel 1984 la Regione Siciliana prese possesso dell’immobile e successivamente arrivarono i finanziamenti europei che ne permisero il restauro ultimato soltanto nel 2009.
Anni di lavoro faticoso e impegnativo hanno permesso di riportare al fasto di un tempo uno dei gioielli della nostra architettura. Il minuzioso e accurato lavoro di riconfigurazione filologica curato dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali ha portato al recupero degli elementi decorativi e architettonici danneggiati ed ha restituito alla pubblica fruizione un esempio eccezionale di un momento culturale cittadino di grande prestigio.
Sono stati ricostruiti nei dettagli tutti gli interni in legno e le stoffe parietali che il fuoco aveva devastato con l’ausilio di moderne tecnologie informatiche. La riproduzione al computer di modelli anche tridimensionali, basati sulle fonti documentarie, grafiche e iconografiche, hanno permesso una riproduzione fedele di tutti quegli elementi (tappezzerie, manufatti lignei ecc.) andati in rovina a causa dell’incendio; l’enorme “ramage” ligneo disegnato sul soffitto dello scalone di rappresentanza è stato ricostruito al computer in forma tridimensionale.
I tessuti che il fuoco aveva distrutto sono stati riprodotti fedelmente affidandosi alle seterie storiche, come quelle di Caserta, fornitrici borboniche.
Attualmente Villino Florio è uno degli edifici di rappresentanza della Regione Siciliana