Vin brûlè PAT Emilia Romagna

Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna

Vino brulè, brulè

Bevanda calda a base di vino rosso Sangiovese, stecca di cannella, zucchero, chiodi di garofano, Scorza di arancia, scorza di limone. Si mette il vino in un pentolino e si aggiungono tutti gli ingredienti, poi si porta ad ebollizione. Coprite con un coperchio e fate bollire piano piano per circa 5 minuti. Adesso la parte più divertente…togliete il coperchio ed avvicinate un fiammifero acceso al bordo del tegame: l’alcool del vino prenderà fuoco ed evaporando abbasserà il livello alcoolico della bevanda. Se volete tenerlo un po’ più alcolico coprite nuovamente col coperchio altrimenti lasciare spegnere la fiamma. Servite bollente. CuriositàI dulz d’ona volta ..Ai amigh ch’i vneva a veggia u s’feva de brulé….

 Tradizionalità

Per i romagnoli è il “brulè” e basta, senza anteporvi il termine vino, che si riferisce solo a quello vero, puro, col suo sapore e il suo apporto alcoolico foriero di allegria. Il brulè, invece, il suo “spirito” lo perde tutto nella sua pur gioviale fiammata, per accogliere il gusto degli aromi che vi si immergono. Era tradizione in certe località bere il brulè la sera di San Sebastiano (patrono di Solarolo). Più in generale, oltre che come simpatico compagno di conversazioni attorno al tavolo nelle fredde serate d’inverno, dedicate magari alle partite a carte, era ed è visto come bevanda particolarmente indicata per chi abbia il raffreddore, il mal di gola o sia in procinto di buscarsi un’influenza.

Territorio di produzione

Forlì-Cesena

Referenze bibliografiche

  • Primo Placci, Mangiari d’altri tempi nella Romagna popolare1978 – Walberti Edizioni Lugo;
  • Giovanni Manzoni, Così si mangiava in Romagna, Walberti Edizioni 1977;
  • E’ magnè. I mangiari negli usi dei contadini romagnoli, dai racconti di R. Giorgetti e di sua mamma M. Manuzzi, a cura di D. Bascucci [et al.], Rimini, Panozzo Editore, 2002
  • E’ Lunëri Rumagnôl – Antologia di cultura romagnola – a cura di Gianni Quondamatteo, Grafiche Galeati – Imola 1981;
  • Dizionario della cucina romagnola. Ricette, vini, personaggi …, a cura di E. Morini e S. Vicarelli, Bologna, Il Resto del Carlino, Poligrafici Editoriale, 1993.

Manfrigoli PAT Emilia Romagna

Minestra di pasta ben soda ottenuta con farina e uova e soffregata tra le mani fino a ridurla in minuti granellini che vengono cotti poi nel brodo. Preparazione brodo: in una pentola far soffriggere nell’olio la pancetta tagliata fine fino a doratura aggiungi il sedano, la carota tritata finemente, soffriggere per10 minuti; unire il pomodoro…

Continua a leggere

Brodetto di vongole PAT

La vongola (Chamelea Gallina) detta “poveraccia” in dialetto, è un mollusco bivalve con conchiglia tondeggiante schiacciata. Questa ricetta è tipica della tradizione popolare della costa romagnola ed era il cibo più comune dei pescatori che, venduto il pesce più pregiato, si tenevano questi poveri molluschi per loro. Si mettono a bagno le vongole in acqua…

Continua a leggere

Patata di Montese PAT Emilia Romagna

Assieme alla farina di castagne, ai formaggi vaccini e ad alcuni prodotti della panificazione (come le Crescentine o Tigelle), la patata è stata per lunghi anni alla base dell’alimentazione contadina. La coltivazione della patata di Montese, prodotto da sempre molto apprezzato in ambito provinciale ed interprovinciale, è andata assumendo sempre maggior importanza negli anni recenti…

Continua a leggere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *