La Denominazione di Origine Protetta “Moscato di Sardegna” identifica le seguenti tipologie di vini bianchi: Bianco, Passito, Uve stramature e Spumante.
Uvaggio
L’uvaggio di riferimento per la produzione di tutti i vini della denominazione è il Moscato bianco, presente con una quota che non può essere inferiore al 90%. Al restante 10% possono eventualmente concorrere altri vitigni a bacca bianca (aromatici per lo Spumante), idonei alla coltivazione in Sardegna.
Caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche
Il Moscato di Sardegna bianco (titolo alcolometrico volumico totale minimo 14% vol.) presenta un tipico aspetto giallo dorato e spicca per l’intensità del suo aroma caratteristico, abbinato ad un sapore dolce e vellutato. Anche lo Spumante (11,5% vol.) è giallo paglierino, impreziosito però da una spuma fine ed evanescente; l’odore è aromatico, delicato e caratteristico; il sapore è dolce, delicato e fruttato. Le varianti Passito (16% vol.) e Uve stramature (15% vol.), invece, hanno una tonalità che spazia dal dorato all’ambrato, con odore intenso e caratteristico e sapore dolce e vellutato (che si fa più fine nella versione Uve stramature).
Zona di produzione delle uve
La zona di produzione è rappresentata da un territorio piuttosto vasto, coincidente con l’intera regione Sardegna.
Specificità e note storiche
Il vitigno Moscato, noto già nell’antica Roma, è uno dei più antichi tra quelli coltivati in Sardegna. Il suo sviluppo sull’isola è strettamente legato all’amministrazione piemontese e ha conosciuto una decisa crescita nel 1700. Fortemente colpito dalla fillossera, tra il XIX e il XX secolo, ha ripreso slancio grazie a nuovi innesti.
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