Il nome dei frutti antichi è spesso collegato all’epoca di maturazione (Fico d’Agosto) e alla località di provenienza (Pero Marchisciano), mentre altre volte il frutto riporta il nome del contadino (Pero Marcantonio) che lo trova e lo coltiva. Plinio elencava 39 tipi di pero e parlava di Pere Picentine, Pere Alessandrine, Pere Pompeiane per evidenziarne la provenienza, nonché Pere Cucurbitine, per sottolinearne la pezzatura grossa o globosa. In una sintetica ricostruzione storico-letteraria è fondamentale l’opera del botanico Pier Antonio Mattioli che, in una traduzione in volgare de “I Discorsi” di Pedacio Dioscoride Anazarbeo, attualizza argomentazioni sulla materia medicinale, Commentarii in Pedacii Dioscoridis Anazarbei de Materia Medica (1554), e tratta sia le piante di Dioscoride che quelle conosciute nei tempi in cui egli stesso visse.
Le piante da frutto rientrano nel gruppo classificato da Mattioli come “piante alimentari perenni”, riconoscibili per le descrizioni e per il nome: un esempio è il ciliegio, distinto oggi in ciliegio dolce (Prunus avium L.) e ciliegio acido (Prunus cerasus L.): di tutti questi, Mattioli descrive 4 varietà a polpa dolce (Marchiane, Duracine, Corbine e Acquaiole) e 5 a polpa acida (Amarine, Visciole, Marasche, Marinelle, Verule). A oggi, sono rimaste al massimo ciliegie dolci ed esclusivamente duracine (gruppo dei noti duroni), ma si è potuta documentare in tante campagne l’esistenza di amarene, visciole e soprattutto acquaiole, a frutto piccolo, polpa tenera, sciolta e maturazione precoce, ma poco serbevoli. Per le ciliegie acide, i nomi di Mattioli potrebbero essere considerati tutti come sinonimi (tutte a polpa acida), ma la diversità è indubbia sul piano pomologico e del sapore (diversi livelli di acidità).
Nel Gargano c’è ancora qualche alberello di Ciliegia Marena, un tipo con caratteri intermedi tra la ciliegia e l’amarena; e ci sono le Maggiaiole, riconducibili alle ciliegie che Mattioli chiama selvatiche, moltiplicate per seme. Ancora, nell’opera di Mattioli si trovano tante pere (Campana, Moscadelle) e le pesche vermiglie, meglio conosciute come pesche sanguigne (ancora esistenti) e descritte successivamente da Gallesio. Quest’ultimo (Finalborgo, 1772 – Firenze, 1839) è noto come uno dei maggiori cultori della scienza dei frutti e il suo valore è riconosciuto e attestato da numerosi e insigni studiosi (Baldini e Tosi, 1994) che videro in lui un precursore di Gregorio Mendel, tanto che lo stesso Darwin dimostrò attenzione e apprezzamento per le sue osservazioni. La grande opera di Gallesio è “La Pomona Italiana” (pubblicata in fascicoli tra il 1817 e il 1839), la prima e più importante raccolta d’immagini e descrizioni di frutta e fruttiferi realizzata in Italia: si tratta di una monumentale pubblicazione composta da un’approfondita descrizione dei frutti e da una straordinaria iconografia, costituita da bellissime tavole policrome, per le quali furono coinvolti i più qualificati pittori naturalisti dell’epoca.
Alla corte di Cosimo III dei Medici, tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, Bartolomeo Bimbi, valente pittore, considerato il primo pomologo sistematico italiano, ritrae tutta la frutta presente nel Granducato di Toscana e precisamente 10 varietà di albicocca, 26 di pesca, 66 di ciliegia, 30 di fico, 53 di mela, 109 di pera, 75 di susina, 75 di uva e ben 116 varietà di agrumi. Correda ogni tela con un cartiglio inserito nel dipinto che riporta i nomi collegati ai numeri di riferimento con cui le varie frutta vengono designate. Bartolomeo Bimbo, detto “il Bimbi”, nacque a Settignano nel 1648, fu allievo di Lorenzo Lippi e dipinse in maniera perfetta i frutti della sua epoca. Le sue opere costituiscono un repertorio attendibile di ogni genere di frutta, ortaggi, fiori e animali esistenti in Toscana alla fine del Seicento.
Fonte @ISPRA Quaderni Natura e Biodiversità – Frutti dimenticati e biodiversità recuperata
1.4 L’Agrobiodiversità – ViVi Green
SARDEGNA Vite Selvatica – ViVi Green
SICILIA Uva di Corinto – ViVi Green
Il frutto antico, degno di nota, è un vitigno conosciuto come uva di Corinto. È un vitigno bianco, legato alla provincia di Catania e in particolare al comune di Belpasso, dove è stato ritrovato dal ricercatore Alfio Bruno, membro dell’Associazione Patriarchi della Natura. Si tratta di un’uva antichissima ritenuta estinta dagli esperti già da secoli.
CALABRIA Arancia di Trebisacce – ViVi Green
BASILICATA Arancia staccia – ViVi Green
CAMPANIA Pera Lardara – ViVi Green
LAZIO Uva pergolese di Tivoli – ViVi Green
MOLISE Mela Limoncella – ViVi Green
In questa regione si può raccogliere una testimonianza della diversità della melicoltura storica italiana e in particolare di quella che caratterizzava le aree interne dalle Marche alla Puglia. La mela in questione è la Limoncella tipica del Molise.
ABRUZZO Pera trentatré – ViVi Green
MARCHE Mela Uncino – ViVi Green
UMBRIA Olivo di Trevi – ViVi Green
Olivo millenario che vegeta nel comune di Trevi in provincia di Perugia, località Bovara. Questa pianta è conosciuta anche come Olivo del Vescovo od Olivo di Sant’Emiliano, a memoria del martire che la leggenda racconta sia stato legato al suo tronco e poi ucciso, nel 303 d.C..
TOSCANA Uva Vecchia – ViVi Green
VENETO Pero festaro – ViVi Green
FRIULI VENEZIA GIULIA Pero da Sidro – ViVi Green
Varietà di pera molto antica, prodotta da grandi alberi dalla chioma voluminosa, coltivati vicino alle case dei contadini friulani, ove ancor oggi se ne possono trovare diversi esemplari. Presso la stazione ferroviaria di Camporosso, in provincia di Udine, la strada è fiancheggiata da peri secolari di dimensioni ragguardevoli che ne fanno un bellissimo viale
Trentino Alto Adige Vite di Prissiano – ViVi Green
VALLE d’AOSTA Vite di Farys – ViVi Green
LIGURIA Olivo di Sanremo – ViVi Green
Questo olivo antichissimo si trova in provincia di Imperia nel comune di Sanremo in località il Poggio, presso Villa Minerva. Si tratta di un esemplare unico sia per le sue grandi dimensioni che per l’età; è fra i più vecchi della Liguria ed è caratterizzato da un’antica ceppaia da cui si dipartono due grandi tronchi.
LOMBARDIA Fico brianzolo bianco – ViVi Green
PIEMONTE Castagno di Mindino – ViVi Green
2.0 Testimonianze di frutti antichi nelle regioni italiane – ViVi Green
1.9 I frutti antichi. Le conoscenze disponibili: stato dell’arte in Italia – ViVi Green
La frutta antica è anche argomento di numerosi progetti didattici maturati in ambito scolastico, nonché di molti convegni sulla biodiversità tanto che, non mancano occasioni per sollevare il problema della salvaguardia di questo prezioso materiale genetico attraverso mostre mercato.
1.8 I frutti antichi e il paesaggio – ViVi Green
1.7 I frutti antichi e i cambiamenti climatici – ViVi Green
1.6 I frutti antichi, risorse per un’agricoltura sostenibile – ViVi Green
1.5 La coltura promiscua, la base strutturale della diversità frutticola – ViVi Green
La coltura promiscua, base strutturale della diversità frutticola, sta a indicare la presenza di più specie nella stessa unità colturale, struttura tipica delle agricolture tradizionali. A partire dal periodo dell’anteguerra si può notare come la coltura promiscua ceda il posto in breve tempo alle cosiddette colture specializzate con progressione quasi matematica